Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 4 febbraio 2013 Il prossimo sabato 9 febbraio sarà a Rovereto, Trento, Bolzano e Merano, in rappresentanza della lista «Rivoluzione civile», il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli. Sarà questa l’occasione per illustrare, nei quattro principali centri regionali, anche le ragioni della scelta dei Verdi (e degli Eco-civici) italiani di aderire alla Lista civica nazionale promossa da Antonio Ingroia, il quale per parte sua arriverà a Trento e Bolzano fra due settimane: martedì 19 febbraio. Ha infatti suscitato un certo stupore in Trentino-Alto Adige, ma ancor più a livello nazionale, la scelta dei Verdi sudtirolesi di dissociarsi dalla unanime decisione dei Verdi italiani (e trentini) di far parte della lista “Rivoluzione civile” (“Bürgerrevolution-Revoluzion zevila” nell’unico simbolo regionale trilingue). Credo sia dunque opportuno informare i lettori del percorso che ha condotto a questa scelta, totalmente inedita nella storia dei Verdi italiani e soprattutto nella storia dei Verdi di questa regione, dove sono nati su iniziativa di Alexander Langer e mia (insieme a molti altri) all’inizio degli anni ’80. Riferendo dell’assemblea provinciale a Bolzano dei Verdi sudtirolesi del 19 gennaio, il quotidiano «Alto Adige» aveva riportato queste dichiarazioni di Brigitte Foppa: «Abbiamo strappato con i Verdi di Trento e con i Verdi italiani. Mi sono dimessa dall’assemblea nazionale e usciremo dalla federazione. Ma abbiamo voluto garantire ai nostri elettori la presenza nella coalizione di centrosinistra per affermarci come forza di governo e non come frangia di opposizione. È un po’ come diventare grandi e andarsene da casa». Mi sono sembrate francamente affermazioni troppo semplicistiche, fatte ai partecipanti ad una assemblea, che forse non erano stati informati dei passaggi precedenti. Che sono i seguenti, un po’ sconcertanti sotto il profilo della coerenza politica e della lealtà all’interno di una forza politica di cui si fa parte da circa trent’anni. Circa quattro mesi fa, a livello nazionale, Brigitte Foppa ha proposto agli «Eco-civici e Verdi europei», del cui coordinamento italiano faceva parte, di stringere una alleanza con Grillo e il suo Movimento 5 stelle: non mi sembra si trattasse né di una proposta “di governo”, né tanto meno di un inserimento nella coalizione di centrosinistra. Quando, com’era del tutto prevedibile, Grillo ha risposto negativamente, lei ha commentato delusa con un “peccato!”, inviato a tutti gli altri membri del Coordinamento nazionale. Mentre per oltre tre mesi Angelo Bonelli e io abbiamo cercato di trattare con il Pd di Bersani (con tre successivi incontri a Roma con Maurizio Migliavacca) l’inserimento dei Verdi nella coalizione di centrosinistra, il co-portavoce nazionale degli «Eco-civici e Verdi europei», Domenico Finiguerra, eletto da appena un mese, aveva dato le sue dimissioni per protestare contro qualunque ipotesi di alleanza col Pd e con Sel. E Brigitte Foppa aveva solidarizzato con lui, contro Bonelli e me stesso. Noi siamo rimasti letteralmente allibiti, visti i comportamenti politici precedenti, sopra ricordati, che oscillavano tra una ipotetica alleanza con Grillo e un rifiuto di rapporti col Pd e con Sel, mentre Bonelli e io (e tutto il gruppo dirigente dei Verdi) avevamo cercato fino all’ultimo di entrare a far parte a pieno titolo (e non in modo surrettizio) del centrosinistra. C’è un’unica spiegazione per questo incredibile modo di rapportarsi con i Verdi trentini e italiani (che il 5 gennaio a Roma hanno confermato all’unanimità, nel Consiglio federale, la scelta di far parte della lista «Rivoluzione civile»): la volontà di approfittare di un’occasione ipotetica per eleggere comunque un proprio deputato a Roma, a prescindere da qualunque coerenza politica, cosa che sarebbe stata comunque possibile anche con una candidatura sudtirolese unitaria (da noi proposta) all’interno della lista Ingroia. Personalmente ho vissuto questa scelta dei Verdi dell’Alto Adige come una lacerazione profonda e come una totale mancanza di solidarietà politica, dopo decenni di collaborazione e di sostegno reciproco. Vorrei ricordare che, alle elezioni europee (con una circoscrizione molto ampia, quella del Nord-est, che comprende quattro regioni) abbiamo sempre sostenuto e contribuito ad eleggere un candidato sudtirolese: nel 1989 e 1994 Alexander Langer, nel 1999 Reinhold Messner, nel 2004 Sepp Kusstatscher, sostenuto nuovamente, insieme a Renate Holzeisen, anche nel 2009, quando però non venne superato il quorum nazionale del 4% introdotto all’ultimo momento per quelle elezioni. Mi sono chiesto in queste settimane, e mi chiedo tuttora, se mai una scelta del genere sarebbe stata possibile con Alexander Langer vivente, col quale abbiamo sempre collaborato in piena sintonia e in piena solidarietà reciproca. I tempi sono cambiati evidentemente, anche per i Verdi sudtirolesi, e sull’altare di una candidatura si è potuto sacrificare una storia trentennale di impegno comune e di cooperazione leale. Mi chiedo, con grande amarezza, se ne valesse la pena e quali saranno gli esiti futuri, ad esempio alle elezioni europee dell’anno prossimo. Langer sapeva abbattere i muri e gettare ponti di dialogo ovunque. In questo caso mi sembra che i Verdi sudtirolesi abbiano tirato su in modo irresponsabile un nuovo muro a Salorno, dove vent’anni fa manifestavamo con Alex all’insegna del «Senza confini – Ohne Grenzen». Anche se non siamo stati purtroppo ricambiati, abbiamo manifestato il nostro pieno rispetto nei confronti del candidato Florian Kronbichler (che non è il responsabile della scelta fatta a Bolzano) e gli facciamo molti auguri per l’esito elettorale, nonostante tutto. Ma siamo sinceramente convinti che il primo errore è stato fatto dalla chiusura immotivata del Pd nazionale, con una presunzione di “autosufficienza” degna di altri tempi, ed il secondo errore è stato fatto dall’idea dei Verdi sudtirolesi che nel centrosinistra si potesse entrare (in realtà noi ne facciamo parte da decenni) in modo surrettizio e con una scelta localistica, anziché a testa alta e con pari dignità, come abbiamo sempre fatto in Trentino e a livello nazionale. La lista “Rivoluzione civile” questa pari dignità l’ha pienamente riconosciuta, come testimonia la candidatura di Lucia Coppola (unica donna eleggibile in Trentino). Passate le elezioni politiche, è auspicabile che il dialogo si riapra in modo sereno e costruttivo. Ma l’amarezza per una scelta opportunistica del tutto imprevista e imprevedibile (visti i precedenti) resta e ci ha colpito profondamente, dopo decenni di solidarietà reciproca, questa volta rinnegata. Marco Boato
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